Hai attorno una miriade di mondicolti dai raggi dello stesso solee dal lucore della stessa luna.Quando ti passano vicinili vai scrutando piano ad uno ad unocasomai ve ne siano popolatida consonanze proprie degli umani.Talora sì ti accade di scoprirne,tra i sogni le ferite le aperturegli sguardi le ansie i desiderile domande che di lì trapelanoe tutto ciò che abita il tuo mondo.Sempre più spesso invece fitte nubiavvolgono mondi che ti sfioranocome per caso, diretti senza metaper una rotta che li porta a perdersiin un lontano spazio inabitato.Parrebbero spenti, senza vita,se non giungessero a te quando ti sfioranosuoni, cupi a volte e ripetuticome di tamburi che accompagninoverso il supplizio condannati a morte,a volte voci ora urlate ora imploranticome da un ospedale che trabocchidi feriti da un campo di battaglia,a volte sghignazzate di ubriachio brevi chiocce risa di dementi,a volte lamenti appena udibilicome di bambini agonizzantio di assetati ormai allo stremo.Si alza allora dalle viscere del mondoche porta il nome tuo, nome di umano,un grido prolungato, come un gemito,a inseguire raggiungere quei suoni,a formare con loro un solo pianto.Scandriglia, 18-28 febbraio 2012Pierluigi Varvesi